LA PIZZA? IN ITALIA È UN BUSINESS CHE VALE 12 MILIARDI. MA IL RISCHIO SONO GLI INGREDIENTI NON “MADE IN ITALY”

La pizza genera un business di 12 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza, ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti divulgata nel 2017, in occasione dell’inserimento dell’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.

Ogni giorno solo in Italia – ricorda la Coldiretti  – si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.

Nata a Napoli, la passione per la pizza – continua la Coldiretti – è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.

La tutela della pizza conferma la leadership italiana nell’enogastronomia che ha un valore storico e culturale comparabile a quello dei monumenti e opere d’arte. Una risorsa importante anche in vista dell’appuntamento del 2018 – continua la Coldiretti – proclamato anno internazionale del cibo italiano nel mondo. L’Italia del resto – evidenzia Coldiretti – è l’unico Paese che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Lo testimonia il primato – sottolinea la Coldiretti – delle 292 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 523 vini Docg/Doc/Igp, ma anche la leadership in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche.

Eppure anche la regina della buona cucina italiana (ma non solo) è a rischio. Dalla mozzarella lituana al concentrato di pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino nelle quasi due pizze su tre servite in Italia che sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

E’ quanto afferma sempre la Coldiretti nel sottolineare che si moltiplicano le iniziative per garantire l’originalità italiana degli ingredienti al 100% anche per un tesoro come la pizza la cui arte è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. Si tratta di una ricchezza del Made in Italy che – sottolinea la Coldiretti – deve essere tutelata anche con strumenti come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti fortemente sostenuta dalla Coldiretti per tutti i principali componenti della pizza.

Se l’obbligo di indicare l’origine dell’extravergine è fissato dall’Unione Europea, quello per i prodotti lattiero caseari e dei derivati scaturisce da decreti nazionali voluti dalla Coldiretti ed entrati in vigore il 19 aprile 2017, mentre l’etichettatura dei derivati del pomodoro è scattata nel 2018. Ora l’obiettivo – conclude la Coldiretti – è portare la trasparenza dai banchi dei supermercati ai menu delle pizzerie dove occorre far conoscere ai clienti l’origine ti tutti gli ingredienti impiegati.

(fonti: www.coldiretti.it)

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